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Chi fu, dunque Garibaldi? L’eroe che dedicò la vita a combattere per ideali di libertà e di giustizia? Oppure lo strumento inconsapevole di una trama di potere ordita da massoni e liberali per impossessarsi dell’intera Penisola? O ancora, il rivoluzionario che collaborò attivamente alla conquista del Regno delle Due Sicilie, condividendo pienamente gli scopi e i mezzi delle forze unitariste? La risposta a queste domande è la chiave per rileggere l’intera impresa risorgimentale e per valutarne le conseguenze, che giungono fino ai nostri giorni.

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De Crescenzo (già autore di diversi saggi sulle industrie del Regno e sul 1799), nell’anno del bicentenario della nascita, ha scelto di parlare di Garibaldi fuori dal mito e dall’agiografia, fuori dalla retorica vecchia e nuova.
Sulla base, cioè, di documenti e fonti storiche misconosciute ed occultate e non di pregiudizi ideologici, perchè «a circa un secolo e mezzo dall’unificazione italiana, è più che necessario parlare di saccheggi, di popoli massacrati, di paesi devastati, di milioni e milioni di Meridionali deportati verso i paesi più sperduti del mondo.
E non si possono proporre delle alternative: o Garibaldi fece l’Italia unita con tutte le sue responsabilità e con tutte le conseguenze ancora vive sulla nostra pelle o non si capisce perché ne parliamo ancora e magari lo celebriamo per anniversari o bicentenari.

Non è più il tempo dei Garibaldi “alti, belli, biondi con gli occhi azzurri” e intoccabili, delle figurine o degli sceneggiati televisivi: visti i nuovi studi venuti alla luce in questi anni, bisogna raccontare, soprattutto ai nostri ragazzi, anche le verità più scomode per rientrare in possesso della nostra memoria storica di napolitani, meridionali e italiani.
Da Garibaldi in poi ha origine la colonizzazione culturale ed economica delle nostre terre. E non possiamo assolverlo in alcun modo: o era consapevole di ciò che faceva e tutt’altro che in buona fede o, se non lo era, ha procurato al Sud la distruzione di uno stato solido come quello del Regno delle Due Sicilie, dove il benessere del popolo fu messo sempre in primo piano attraverso la creazione di una solida industria e di una equa distribuzione delle terre per i contadini, provocando l’emigrazione forzata verso le Americhe, prima del 1861 il bisogno di emigrare non fu mai sentito.

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​fonte: http://www.portoediporto.it/DEF/index.php?page=reader&the_sect=EVENTI-CULTURA&my_year=&my_month=&my_art=406&my_act=1

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