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Nel 1860
Primo acquedotto a Napoli, prima città al mondo a portare acqua corrente nelle case.

Neapolis (o Neapoli, dal greco Νεάπολις, nuova città), mai nome fu tanto azzeccato per una città che presenta una città sottostante alla Napoli che conosciamo.
Napoli Sotterranea non ha nulla da invidiare all’immagine che si associa alla Napoli superficiale, anzi essa ha un primato mondiale:
“Napoli e i Napoletani sono stati la prima città ed il primo popolo ad avere l’acqua potabile in casa”
Nella città sotterranea è presente l’acquedotto più antico della storia, un patrimonio culturale e storico d’immenso valore.
800 anni prima di Cristo i Greci che insediarono le coste campane, nel formare Partenope, lasciano sotto terra tanti vuoti, i quali vennero adibiti in cisterne collegate con dei cunicoli.

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Quest’opera anticipa di molto il periodo romano e alla grande opera compiuta nel periodo Claudio (50 d.C.) dai Romani, i quali creano un acquedotto di circa 80 km da Serino, nell’Avellinese,  ai Campi Flegrei per portare l’acqua ai loro soldati stanziati a Bacoli dove vi era presente la Flotta Militare Romana, la più grande al mondo all’epoca.
I romani dettero un forte impulso alla sviluppo della Napoli sotterranea, continuando l’opera di scavo per ricavare il materiale da costruzione e collegando le varie cave con cuniculi, tunnel e canali per convogliarvi le acque del Serino.

Da questo momento in poi per parlare di sottosuolo bisogna fare un salto ed arrivare al XVII secolo, nel periodo Borbonico.
La popolazione aumenta, aumentano le case, e come aumentano le abitazioni, così aumentano le cisterne e la rete di cunicoli presenti nel sottosuolo.
Ogni cittadino ricco o povero che sia aveva un pozzo per prendere acqua direttamente da casa sua, come è sempre stato.
L’acqua ERA un bene comune.

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Tutte le grandi città dell’epoca post-medioevale avevano delle grandi mura di difesa, e sotto questa grande espansione demografica Napoli giunse a non avere più spazio per costruire.
I sovrani con delle leggi chiamate “prammatiche” bloccano l’edificazione al napoletano, ma ciò solo sulla carta poichè se era vero che la legge impediva l’acquisto e l’entrata in città di materiale da costruzione, il popolo napoletano sapeva benissimo che il miglior materiale di costruzione, il tufo, lo aveva sotto i piedi e scendendo tramite i pozzi riusciva a rimediarlo.
Fatta la legge, trovato l’inganno.
Ecco l’ennesimo primato di Napoli: “La città in cui è nato l’abusivismo!”
Non deve essere un vanto, le circostanze di allora sono molto diverse da quelle attuali, ma questo comportamento dimostra la forza di adattamento del popolo Napoletano a qualsiasi difficoltà.

Questo acquedotto resta in funzione fino al 1885, ma in quella data un pozzo nero si ottura e travasa i suoi liquidi nell’acquedotto scatenando così un’epidemia enorme di colera.
Quando si capì la causa le strutture dell’acquedotto vengono svuotate ed abbandonate.
La Napoli Sotterranea viene abbandonata fino alla Seconda Guerra Mondiale, e qui ritroviamo un altro primato per la città Partenopea:
“Napoli è stata l’unica città in Italia a liberarsi, da sola, senza l’aiuto di alcun esercito”

Napoli Sotterranea è stato il ricovero, il rifugio e la salvezza contro i bombardamenti aerei adoperata dagli Americani.
Napoli fu rasa al suolo per ben 103 volte e nella Napoli Sotterranea trovarono riparo 270’000 persone e sono state rinvenute numerosissime testimonianze della vita trascorsa dalla popolazione sottoterra.
Dopo la guerra la gente abbandonò Napoli Sotterranea visto che sopra c’era una citta da ricostruire.
Tutte le macerie della guerra per 60 anni le hanno sversate nei pozzi, che sono in tutta la città. Il sottosuolo non si può più attraversare.
L’associazione Laes Napoli Sotterranea è impegnata da più di 30 anni al recupero di questo patrimonio che Napoli ha sotto i piedi.
E’ formata da tutti volontari ed è costantemente impegnata allo svuotamento delle cisterne totalmente occluse.
Un lavoro dettato solamente da una grande passione per la città.
Lo STATO non è presente, un pezzo di storia dell’Italia lasciato in mano a volontari è l’ennesima prova.
Fare un percorso in una realtà storica cosi vera, così palpabile e ripercorrere passi di chi ha dato la vita per una città, per una guerra che la Storia ricorderà sempre non ha prezzo.
Sentirsi un Napoletano del 1943 è possibile, sentirsi parte della storia è possibile, sentirsi parte del tramandare questa memoria ai nostri figli è un dovere dello stato e di noi cittadini.
Napoli Sotterranea è viva proprio come lo spirito del monachello che la tradizione etichetta a coloro che lavorando nell’acquedotto, avevano una vera e propria vita da vivere nel sottosuolo e non solo…

Una realtà che abbiamo nel nostro presente e bisogna preservare, una realtà che sta mostrando il suo valore grazie all’associazione “LAES”.

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Fonte: blogopenyoureyes.altervista.org

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