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Fregata Guiscardo, varata a Gravesend nel 1843

Appartenente alla classe Ruggiero di quattro unità con scafo in legno e carena rivestita di rame, la nave era armata con dieci cannoni ed aveva armamento velico a brigantino (due alberi a vele quadre). Costata 145.722 ducati napoletani, la fregata, con buona superficie velica, bordo alto, buona manovrabilità e scafo snello dalle caratteristiche marine, era nel complesso una buona unità, difettando però in velocità.

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Dopo l'ultimazione, la Guiscardo, al comando del tenente di vascello Marselli (comandante ed equipaggio erano giunti nel Regno Unito a bordo della fregata Regina) salpò da Londra e giunse a Napoli il 6 settembre 1843, entrando immediatamente in servizio, seconda della propria classe. Nei primi tempi la nave venne adibita al trasporto ed alla scorta della famiglia reale nei suoi viaggi nel Regno delle Due Sicilie e nel Mediterraneo.

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Nel maggio 1845 la nave scortò la gemella Tancredi, che stava trasportando re Ferdinando II a Messina e Siracusa.

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Il 3 settembre 1847, durante le prime fasi delle ribellioni in Calabria e Sicilia, l'unità, al comando del capitano di fregata Antonio Bracco ed insieme alla capoclasse Ruggiero, lasciò Napoli con truppe a bordo – le due pirofregate avevano imbarcato un reggimento di fanteria, un battaglione di cacciatori e due cannoni – e raggiunse Reggio Calabria, dove le due navi simularono uno sbarco ed abbatterono a cannonate la bandiera degli insorti, dispersero a colpi di cannone le truppe ribelli accorse nel luogo del finto sbarco e quindi sbarcarono le truppe a Pentimele.

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Nel gennaio 1848 la pirofregata effettuò altre missioni di trasporto truppe a Reggio Calabria, nell'ambito della repressione delle rivolte scoppiate in Sicilia e Calabria. Scoppiata poi la prima guerra d'indipendenza, il 27 aprile 1848 la Guiscardo venne aggregata alla Squadra Adriatica ed inviata in tale mare.

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La squadra di cui la Guiscardo faceva parte era composta, oltre che da essa, dalle pirofregate a ruote Carlo III, , RuggieroRoberto e Sannita, dalle fregate a vela Regina Isabella e Regina, dalla pirocorvetta Stromboli e da un brigantino, sotto il comando del commodoro Raffaele De Cosa. Durante la navigazione verso nord le navi, il 5 maggio, fecero tappa ad Ancona, dove sbarcarono il generale Guglielmo Pepe e 5.000 uomini. Raggiunta poi Venezia, la squadra incrociò tra le foci del Tagliamento e del Piave in attesa dell'arrivo delle navi sarde, e, pur senza combattere (vi era il divieto di aprire il fuoco se non attaccati), obbligò la flotta austroungarica a rinunciare al blocco navale della città.

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Il 22 maggio 1848 la squadra napoletana, unitasi ad una formazione sardo-piemontese al comando del contrammiraglio Giuseppe Albini, avvistò al largo di Sacca di Piave una divisione austroungarica di minore forza. Essendo venuto meno il vento, Albini, disponendo solo di navi a vela, convinse De Cosa, per non perdere la superiorità numerica, a far prendere a rimorchio le unità piemontesi dalle pirofregate borboniche, ma il tutto venne eseguito in maniera talmente confusa che quattro piroscafi austroungarici fecero in tempo a raggiungere le navi della propria divisione ed a rimorchiarle sino a Muggia, le cui batterie costiere avevano a quel punto impedito ogni intervento della squadra sardo-napoletana. Qualche settimana più tardi, in giugno, dopo aver brevemente stazionato insieme alle navi venete e piemontesi nelle acque antistanti Trieste, la squadra del regno delle Due Sicilie venne richiamata a Napoli in seguito all'aggravarsi delle ribellioni in Sicilia.

 

Durante la repressione la Guiscardo sbarcò a Palermo le truppe del generale Carlo Filangieri, e nel maggio 1849 la nave rimorchiò da Marsiglia a Napoli la pirofregata Veloce, ex Indipendenza acquistata in Inghilterra dagli insorti siciliani e sequestrata in Francia su istanza delle autorità borboniche

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Il 22 agosto 1848 la Guiscardo si arenò nei pressi di Messina e, mentre l'equipaggio cercava di disincagliarla, venne cannoneggiata per alcune ore dalle artiglierie degli insorti: protetti dal tiro dei propri cannoni, tuttavia, gli uomini della pirofregata riuscirono infine a rimetterla in condizioni di riprendere il mare.

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Nel settembre 1849 salì a bordo della pirofregata, ormeggiata nel porto di Gaetapapa Pio IX, in fuga da Roma dopo la proclamazione della Repubblica romana, che venne trasferito a Portici. A partire dal giugno 1850 la nave stazionò nel porto di Palermo.

 

Il 20 aprile 1860, durante i moti che precedettero la spedizione dei Mille, la Guiscardo venne inviata in crociera di vigilanza tra Taormina e Capo Passero. Il 9 maggio la pirofregata trasportò ad Agrigento l'8º Reggimento Cacciatori del maresciallo Gaetano Afan de Rivera, inviato a reprimere la ribellione.

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Nella primavera-estate 1860 la nave, che aveva ancora base a Palermo, venne coinvolta nelle vicende dell'impresa dei Mille. Lo stesso giorno dello sbarco a Marsala, infatti, la pirofregata faceva parte di una squadra (comprensiva anche delle pirofregate a ruote Ettore FieramoscaTancredi e Fulminante) che intercettò i piroscafi Piemonte e Lombardo diretti a Marsala, che tuttavia lasciò proseguire dopo che il comandante della formazione borbonica, Vincenzo Salazar, ebbe trattato con il comandante dei due trasporti. Il 26 maggio 1860 la Guiscardo lasciò Palermo e diresse per Catania, ove trasse in salvo 65 soldati borbonici rimasti feriti in combattimento contro le truppe garibaldine da poco sbarcate a Marsala: in tale occasione la nave sparò alcuni colpi di cannone contro le batterie dei rivoltosi, che avevano aperto il fuoco contro la nave per impedirne l'attracco. Il 25 luglio la nave, al comando del capitano di fregata Antonio Rocco, venne inviata nel golfo di Milazzo insieme alle pirofregate a ruote Tancredi, Fulminante ed Ettore Fieramosca, oltre ad alcune unità minori, per imbarcare i reparti borbonici in ritirata dopo la sconfitta di Milazzo. Lo stesso giorno giunsero in quelle acque le pirofregate sarde Maria Adelaide (con a bordo il viceammiraglio Carlo Pellion di Persano), Carlo Alberto e Vittorio Emanuele, che si ormeggiarono tra le navi del regno delle Due Sicilie e l'abitato di Milazzo: nessuna delle due squadre aprì il fuoco, così che le navi napoletane poterono ultimare le operazioni di evacuazione e quindi ripartire. Successivamente la nave venne utilizzata nell'inutile tentativo di blocco dello stretto di Messina.

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Nell'agosto 1860 l'unità incrociò tra il Golfo di Napoli e quello di Salerno altre tre navi, le pirofregate Ruggiero e Fieramosca e la pirocorvetta Sannita. Il 6 settembre 1860, di sera, la pirofregata, mentre si trovava nelle acque di Procida al comando del capitano di fregata Enrico Martino, fu raggiunta dall'avviso Messaggero, che trasportava re Francesco II a Gaeta: alla Guiscardo venne ordinato scortare l'avviso, ma comandante ed ufficiali si ribellarono, e, nonostante il tentativo del retroammiraglio Leopoldo del Re, che salì a bordo della fregata per cercare di persuadere gli ufficiali a seguire gli ordini, le navi, invece che accompagnare il Messaggero a Gaeta fecero rotta su Napoli, dove consegnarono la propria unità alla Marina sarda, le cui navi erano frattanto giunte nel porto. Circa 600 marinai della Guiscardo e della gemella Ruggiero, non condividendo le decisioni dei loro comandanti, si gettarono in mare e raggiunsero a nuoto la fregata Partenope, che li portò a Gaeta.

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Fonte: wikipedia

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