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Giuseppe Nicola Summa, detto Ninco Nanco (Avigliano12 aprile 1833 – Avigliano13 marzo1864), è stato un brigante lucano. Uno dei più devoti luogotenenti di Carmine Crocco, fu protagonista di numerose rappresaglie ai danni dell’esercito sabaudo. Era conosciuto per le sue grandi doti di stratega in battaglia e, soprattutto, per la sua freddezza e la sua brutalità, attributi che lo resero uno dei briganti più temuti di quel tempo.

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Il 7 gennaio 1861, incontrò Carmine Crocco, con il quale stipulerà un rapporto di stretta collaborazione, divenendone uno dei più fidati subalterni. Il brigante aviglianese, assieme a Crocco, partecipò a numerosi saccheggi, conquistando prima tutto il Vulture e le città di MelfiRioneroRuvo del Monte, senza mai riuscire a prendere la sua città natia, Avigliano, poi gran parte della Basilicata e spingendosi fino all’avellinese e il foggiano.

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Ninco Nanco era conosciuto, a quel tempo, per la sua impassibilità nel compiere atti ferini. La sua compagna, Maria ‘a Pastora, brigantessa di Pisticci, era sempre accanto a lui durante gli assalti e le imboscate. Quando Ninco Nanco strappava il cuore dal petto dei bersaglieri suoi prigionieri, Maria gli porgeva sempre il coltello. Nel gennaio 1863, Ninco Nanco uccise brutalmente il capitano Capoduro, un vecchio contadino, quattro soldati e un delegato della Pubblica Sicurezza di Avigliano. Nel marzo 1863 a San Nicola di Melfi, si rese protagonista di un feroce massacro ai danni di un gruppo di cavalleggeri di Saluzzo, guidato dal capitano Bianchi, ove 15 di loro furono seviziati e ammazzati.

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Alla carneficina parteciparono anche le bande di Crocco, Caruso, Coppa e Caporal Teodoro, Marciano, Sacchetiello e Malacarne. Dopo essere stati sorpresi nel bosco di Rapolla dalle truppe sabaude che fucilarono e bruciarono 200 briganti, Ninco Nanco, Caporal Teodoro e Tortora prepararono una violenta ritorsione. Catturarono e massacrarono dei soldati in arrivo da Venosa per una perlustrazione ed il loro tenente venne decapitato.

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L’attività brigantesca di Ninco Nanco iniziò a perdere colpi l’8 febbraio 1864, quando la sua banda fu decimata presso Avigliano e 17 dei suoi uomini furono uccisi. Circa un mese dopo, il 13 marzo, il brigante e 3 dei suoi fedeli furono catturati nei pressi di Lagopesole dalla Guardia Nazionale di Avigliano. Vennero giustiziati subito presso Frusci (frazione di Avigliano) e Ninco Nanco morì per mano del caporale della G.N., Nicola Coviello, con due colpi di cui uno dritto nella gola, per vendicarsi dell’assassinio del cognato compiuto dal brigante aviglianese il 27 giugno 1863.

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Tuttavia, altre ipotesi ritengono che il brigante venne ucciso per ordine del comandante della G.N. aviglianese, Don Benedetto Corbo, appartenente ad una delle maggiori famiglie gentilizie della zona, per evitare che venissero alla luce sue presunte connivenze controrivoluzionarie. Due mesi dopo, lo stesso Corbo fu coinvolto in un’altra vicenda di complicità con i briganti e venne accusato dal generale Baligno, comandante delle truppe di Basilicata, di aver rilasciato senza permesso alcuni briganti appartenenti alla banda Ninco Nanco.

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La salma del brigante fu portata il giorno dopo a Avigliano e fu appesa all’Arco della Piazza come monito. Dopo la morte del brigante, i suoi uomini confluirono nella banda di Ingiongiolo di Oppido Lucano.

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fonte: Wikipedia

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