top of page
scalone-palazzo-reale-diario-partenopeo.
Nel 1843
primo progetto di “ascensore”
o “sedia volante” per la Reggia di Caserta.
​
​

Sedia volante: l’ascensore ottocentesco


Antonio Gianfrotta


L’ascensore, strumento quotidianamente usato in tutte le abitazioni moderne, ha poco più di un secolo. Dopo i primi tentativi effettuati intorno al 1850, con motori a vapore, furono adoperati meccanismi idraulici e solo nel 1889, ad opera dell’americano Elischa Graves Otis, si ebbe il primo ascensore elettrico. Nella Reggia di Caserta il problema di evitare le faticose ascese lungo le ripide scale del palazzo fu affrontato e risolto alcuni anni prima con la costruzione della “sedia volante”.

​

In data 11 gennaio 1844, la Soprintendenza Generale della Real Casa comunicò a Giustiniano de Blasiis, incaricato dei siti reali di San Leucio e Caserta, che era volontà del re far costruire sollecitamente una sedia volante nella reggia di Caserta. Il progetto, redatto dall’architetto Gaetano Genovese, prevedeva una spesa di 3335 ducati da prelevare sui fondi della Real Casa.

​

Già in una nota del 19 aprile 1843 lo stesso architetto progettista osservava che “la sedia” da costruire a Caserta aveva un costo inferiore rispetto a quello della “sedia” già fatta nella reggia di Napoli. Non si conosce la somma spesa a Napoli né si hanno notizie di questa “sedia” precedentemente realizzata nella reggia della capitale. Volendo cercare dei precedenti, pare che uno strumento simile sia stato realizzato nel Real Casino di Carditello, costruito nel 1787 sotto la direzione dell’architetto Francesco Collecini.

​

Tanto si rileva dalla “Platea” di quel Sito ove, al foglio 24 si legge”[…] in prosieguo, altra stanza ov’esiste la tavola meccanica”. Ancora a proposito di Carditello, Ettore Martucci annota che “ne la stanza da pranzo si poteva ammirare la rinomata macchina matematica (ascensore), la prima costruita in assoluto. Trattasi evidentemente di un mon­tacarichi utilizzato per trasportare le vivande dalle sottostanti cucine alla sala da pranzo. Il progetto casertano, portato a compimento nel maggio del 1845, prevedeva la collocazione del motore in una cameretta, all'uopo predisposta, nell'intersuolo tra il primo ed il secondo piano. Come guida alla gabbia della “sedia” furono poste quattro colonne di legno ben stagionato, prese dalla reggia di Napoli fra le travi ricavate da una precedente demoli­zione.

​

Queste travi, ciascuna alta 110 palmi ben squadrate e congiunte con guide di ferro vicino alle quali strisciavano le pulegge. Le colonne lignee erano, naturalmente, fissate ai muri con staffe di ferro. La gabbia della “sedia” fu realizzata in legno di castagno mentre all’interno si utilizzò legno di acero.

​

Il movimento della “sedia” era assicurato da un meccanismo, ovvia­mente azionato a forza di braccia, consistente in un sistema di ruote dentate che svolgevano ed avvolge­vano robuste corde di canapa. C'era una ruota più grande, del dia­metro di 6,2 palmi, composta da due cerchi formati da vari pezzi di piastre di ferro centinate, uniti tra loro mediante perni a vite con teste esagonali.

​

Tale ruota aveva sei raggi di ferro battuto, un asse anch'esso di ferro, lungo 8 palmi ed un cilin­dro centrale o tamburo, fatto con tavole di legno di noce della lun­ghezza di 6,4 palmi. Intorno al cilindro si avvolgeva la fune fissata con quattro ganci di ferro. Per l'appoggio dell'asse al ci­lindro, si fecero due cuscinetti, an­ch'essi di ferro, con l'anima di bronzo”, furono realizzati due volanti a ruote più piccole, di ferro fuso, ciascuna del diametro di 4,25 palmi.

​

Tra i due volanti fu posto un rocchetto a 10 denti, realizzato in bronzo, che ingranava con i denti della ruota grande. I contrappesi erano formati da cassette di lamiere di ferro dop­pio con ossatura in ferro battuto, riempite di piombo fuso. Per i predetti contrappesi si dovet­tero fare due guide, poste vertical­mente, nelle due pareti laterali del cassonetto tagliato a muro.

​

Tali gui­de, realizzate in ferro quadrello la­vorato a perfetta linea retta e fissate al muro con staffe, permettevano ai contrappesi di salire e scendere. Non si trascurò poi prevedere an­che un sistema di sicurezza che ar­restava la “sedia volante” nel caso si spezzasse una fune.

​

Si realizzarono, infatti, delle scalette di sicurezza che scendevano lungo le pareti nella gabbia dell'ascensore ed erano costruite con piastre di ferro larghe 0,5 palmi. In quelle piastre furono tagliati dei pezzi in modo che i vuoti ricavati formassero una scaletta a pioli. Nella malaugurata ipotesi di rot­tura di una fune, un sistema di molle in acciaio spingeva un ba­stone di ferro posto sotto il piano inferiore della “sedia” negli incastri della scaletta di cui si è parla­to, arrestando l'apparecchio.

​

Per avvertire coloro che tiravano la “sedia”, allorquando questa giun­geva ai vari piani, si pensò di fare un indice con una lancetta di ferro simile a quella degli orologi; man mano che la “sedia” saliva o scendeva, sull'indice si rilevava a che punto questa si trovasse. Le lancette erano collegate alla “sedia” con fili di ferro. La relazione finale dei lavori eseguiti, con il dettaglio delle somme spese, fu firmata dall'alunno architetto della Real Casa, Carmelo Gargiulo, e vistata dall'architetto direttore Ispettore della Real Casa, Gaetano Genovese.

​

Fonte:  facebook @artecampania.cultura

bottom of page