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Marina-Mercantile-del-Regno-dei-Borbone-
Nel 1824
furono costruite 290 nuove navi

La citazione di alcuni primati della Marina Mercantile delle Due Sicilie, lungi dall'essere un esercizio di narcisismo storico fine a se stesso, può giovare a dimostrare quanto il governo borbonico avesse in peculiare considerazione la prosperità delle attività marittime, come nutrici e sostegno di ogni ramo dell'industria, e quanto fosse crescente e continuo l'impulso che i sovrani napoletani dettero alla marineria meridionale ed alle sue nobili tradizioni. Ferdinando I incoraggiò la formazione di una vera e propria classe armatoriale, stabilendo premi e sovvenzioni da attribuire agli armatori per ogni tonnellata di naviglio costruito e dette impulso ai traffici commerciali non solo di cabotaggio, riducendo tasse di tonnellaggio ed accordando esenzioni di dazio, ma anche oltreoceanici, incoraggiando la costruzione di bastimenti con dislocamento superiore alle duecento tonnellate grazie a sostanziosi finanziamenti statali. I risultati di questa politica economica portarono all'investimento dei capitali dei cosiddetti "padroni" in armamento mercantile, nonché a forme di libero associazionismo: nel 1824 furono costruite, per esempio, ben 290 navi nuove. Con le accresciute dimensioni delle navi, aumentarono anche il raggio d'azione e l'intraprendenza degli equipaggi, che dettero vita a proficui e sistematici collegamenti con le Americhe e con il Nord Europa, grazie anche alla sovrana determinazione di accordare una riduzione del 20% del dazio sulle merci importate nel Regno dalle Americhe e dal Baltico.

Nel 1839 le Due Sicilie vantavano una flotta mercantile di 9.174 navi con 122.677 marinai impiegati, terza Marina europea per tonnellaggio complessivo (243.192 tonnellate), primato che avrebbe conservato fino all'unità.

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Fonte: quicampania.it

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